L’abbazia è intitolata a san Quirico, il martire più giovane di tutta la Cristianità dopo i Santi Innocenti uccisi da Erode al tempo di Gesù. Il suo nome deriva dal greco Kyrios, cioè Signore, ed equivale al latino Dominicus.
Il piccolo Quirico fu ucciso insieme alla madre Giulitta durante le persecuzioni ordinate da Diocleziano ad Iconio, città dell’attuale Turchia. La leggenda racconta che intorno al 304, la giovane e ricca Giulitta, dopo essere rimasta vedova, fuggì con il figlioletto Quirico nella città di Tarso, in Cilicia, per sfuggire alle persecuzioni contro i Cristiani. Qui fu arrestata dal crudele governatore romano che le impose di rinnegare la propria fede cristiana; nonostante le torture alle quali fu sottoposta, Giulitta proclamò: «Io sono cristiana!». Sentendo le parole della madre, anche Quirico affermò con forza la propria fede e gridò: «Sono cristiano anch’io!». L’evento miracoloso scatenò l’ira del governatore che uccise il neonato scagliandolo a terra; di fronte al crudele gesto, la madre rimase immobile in preghiera ringraziando il Signore perché il figlioletto l’aveva preceduta in paradiso.
Il culto dei martiri Quirico e Giulitta si diffuse rapidamente in Oriente e in Occidente, soprattutto in Italia, Francia e Spagna. Le loro reliquie erano conservate nell’abbazia di San Vittore a Marsiglia, dove erano state portate dal vescovo di Auxerre, Amatore (388-418). Più tardi, papa Vigilio (537-555) fece traslare le reliquie a Roma, nella chiesa costruita in loro onore nei pressi del Foro di Augusto, in Rione Monti.
Testi a cura di Nadia Togni